Ci sono vite che girano in funzione di un obiettivo che altri hanno scelto per noi, o che si sceglie nell’illusione di essere importanti per chi ci sta intorno, di essere apprezzati e stimati; per sentirsi eroi. Quando finalmente cade il velo dagli occhi, quelle vite si svuotano fino a spezzarsi. Si scopre di essere eroi di nessuno, nemmeno di sé stessi.

Questa storia è la caduta di uomo che non ha più uno scopo, se non quello di ritornare in una casa ormai vuota, in cui nessuno lo vuole più. Non c’è il padre Agamennone ad aspettarlo, assente da tutta la vita. Non c’è la madre, Clitemnestra, che lui stesso ha ucciso in nome di un senso di giustizia che nessuno ha compreso e condiviso. Non c’è l’amico Pilade, la cui figura consolatoria resta ancorata a un passato ormai svanito. Non c’è, più di tutti, la sorella Elettra, ormai stanca di lottare, di guerre, di vendette che hanno generato solo odio, senza restituire dignità a nessuno.

Quell’uomo si chiama Oreste e, la sua, è una vita spezzata. Non è rimasto nulla del ragazzo che si sentiva un eroe, se non l’ultimo desiderio di trovare una consolazione ai suoi fallimenti, annegandoli tra vizi e visioni. Saranno le Erinni, che nel portare a termini il loro ruolo di vendicatrici, gli toglieranno anche quest’ultima speranza.