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Un fratello e una sorella con i relativi coniugi, un amico di famiglia che tutti, sottovoce, credono omosessuale. Tipica atmosfera da media borghesia. Una sera conviviale come tante altre, tra amici. I padroni di casa sono professori, il fratello di lei fa l’agente immobiliare e sua moglie è una manager rampante nel mondo della moda. L’amico single è trombonista in un’orchestra sinfonica. Quella sera, però, accade qualcosa di speciale. Mentre tutti aspettano l’arrivo di Anna, Vincent annuncia alla compagnia l’esito dell’ecografia. Felicitazioni, baci e abbracci. Poi la solita domanda: avete già scelto il nome? Il futuro papà non ha dubbi, ma lo sconcerto nasce quando comunica agli altri il nome che hanno deciso di mettere al figlio. La discussione degenera ben presto investendo valori e scelte personali. Tra offese reciproche che non mancano di ferire tutti (nessuno escluso), nasce così il ritratto di una generazione, dove tutti hanno qualche segreto da nascondere o da rinfacciarsi.
Rappresentato a Parigi nel 2010, Le prénom, ottenne sei nomination al Prix Molière dell’anno seguente e fu adattato subito per il grande schermo dai suoi stessi autori.
“Non avevamo mai scritto per il teatro, ma dopo tante sceneggiature cinematografiche per gli altri, avevamo la sensazione di stare perdendo la nostra indipendenza. E ci venne la voglia di qualcosa di nuovo. Da tempo volevamo scrivere sulla famiglia, sul nostro ambiente sociale, su di noi. È nata così una commedia che, mettendo a frutto la nostra predilezione per le chiacchiere anche assurde, porta alle estreme conseguenze il tema della malafede. Una commedia che è insieme individuale e universale, che muove da uno spunto un po’ folle (il nome da dare a un figlio) e che diventa il ritratto della nostra generazione.”
Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière