La replica del 24 marzo è organizzata per beneficenza a favore dell’associazione Il Cesto di Ciliegie O.d.V. il ricavato sarà utilizzato per l’acquisto di uno strumento radiologico intraoperatorio da donare al reparto di chirurgia oncologia senologica del Policlinico di Modena.
Il Cesto di Ciliegie è una organizzazione di volontariato, nata nel 2000, che opera a favore delle donne operate al seno.
Già in passato l’associazione è stata promotrice di raccolte fondi finalizzate all’acquisto di strumenti diagnostici, donati all’azienda policlinico di Modena, con lo scopo di dotare la struttura di strumenti innovativi utili alla diagnosi e all’intervento chirurgico.
Quest’anno, insieme ad altre realtà locali, Il Cesto di Ciliegie partecipa ad un’importante raccolta fondi finalizzata all’acquisto di uno strumento, che permetterà di eseguire esami radiologici direttamente in sala operatoria, da donare al reparto di chirurgia oncologica senologica diretto dal prof. Giovanni Tazzioli.
Proprio per il ruolo che la nostra associazione assume nel percorso di cura e di riabilitazione della donna operata al seno, la partecipazione alla raccolta fondi assume per noi un importante significato, essa ne sottolinea l’ impegno sul territorio, il ruolo di associazione che agisce per garantire alle donne tutte una assistenza ed una cura che possa avvalersi anche di strumenti innovativi.
SINOSSI
La maschera e il teatro, uno dei binomi più indissolubili. Complice di questo nell’epoca moderna un certo Luigi Pirandello, che con la sua fama ha “oscurato” alcuni autori suoi contemporanei quali Rosso di San Secondo e Luigi Chiarelli. Tutti e tre hanno affrontato la tematica della maschera quale convenzione sociale obbligatoria, ma a mio parere Chiarelli fornisce una visione più interessante e non necessariamente pessimistica come i suoi colleghi. Fra le righe de “La Maschera e il Volto”, anno 1916, si delinea la romantica idea che questo strumento sia speculare all’interno, cosicché prima di indossarlo, togliendoselo o nel caso questo si sposti leggermente, si è costretti ad osservarsi, a fare i conti con sé stessi e riflettere se la nostra felicità può essere tale uniformandosi a regole che non sentiamo nostre e che non desideriamo. “La Maschera e il Volto” è spesso indicato come il capostipite della commedia grottesca italiana, e Chiarelli riesce a fondere in un complesso piacevole e spiritoso molte banalità, molti luoghi comuni, molte affermazioni dovute, assieme ad assiomi assoluti di cui l’uomo avrebbe bisogno, ma che per forma rifugge. Così nella più classica delle commedie borghesi, farcita di tradimenti e sollazzi, ogni volta che il vero volto dei personaggi emerge, ne traspare anche il desiderio sincero di essere e non soltanto apparire.
Anni ‘20, Lago di Como: Il conte Paolo Grazia scopre che sua moglie lo inganna, sorprende il flagrante adulterio della stessa mentre la sua casa è piena di ospiti, e tutti gli occhi della società sono fissi su di lui. Tutti conoscono ciò che egli pensa, c’è un unico modo in cui un marito deve comportarsi con la moglie adultera per non essere “ridicolo”: uccidere. Eppure messo davanti alla situazione compiuta, il protagonista prenderà una decisione inaspettata, surreale e grottesca.